Sara Cocchi
L’evoluzione della Corte
costituzionale sudafricana. quali prospettive per il futuro?
Sommario: 1. Premessa.
– 2. La
giurisdizione della Corte costituzionale secondo la Interim Constitution: la
creazione del “doppio binario” e il rapporto con la Supreme Court Appellate Division (1994-1996). 3. La Final Constitution (1996) e
l’abolizione del “doppio binario”. – 4. Verso
una single apex Court? –5. Considerazioni
conclusive e interrogativi aperti.
1. Premessa. –
Da oltre un quinquennio, la Corte costituzionale sudafricana è oggetto di una
serie di proposte di riforma che si inseriscono in un più ampio disegno di
complessiva riorganizzazione dell’intero ordinamento giudiziario.
Caratteristica costante dei vari disegni di legge ordinaria e costituzionale
succedutisi tra il 2003 e il 2010 è l’intento di trasformare la Corte in
autorità giudiziaria apicale, fornita di giurisdizione di ultima istanza con
riferimento sia a constitutional
che a non constitutional
matters. Se approvate, tali modifiche
segnerebbero una svolta significativa rispetto alla situazione attuale, che
vede la coesistenza di due corti di vertice: la Supreme Court of Appeal,
fornita di giurisdizione costituzionale, ma court
of final instance solo
con riferimento a questioni di natura non costituzionale; e la Corte
costituzionale, chiamata ad esprimersi in ultima istanza unicamente in merito a
questioni concernenti l’interpretazione e l’applicazione della Carta Fondamentale.
Questo contributo si propone di esaminare
l’evoluzione che ha interessato a più riprese il ruolo della Corte
costituzionale all’interno dell’ordinamento giudiziario sudafricano e, alla
luce dei mutamenti intervenuti dal 1994 ad oggi, di approfondire le proposte di
riforma oggi al centro del dibattito politico e dottrinale.
2. La giurisdizione della Corte costituzionale
secondo la Interim Constitution: la creazione del “doppio binario” e il
rapporto con la Supreme Court Appellate Division
(1994-1996). – Fin dal 1994, in
netta discontinuità con un passato caratterizzato dal principio di supremazia
parlamentare, il Sudafrica ha adottato un sistema di controllo di
costituzionalità misto, ispirandosi tanto al modello accentrato di tradizione
europea continentale quanto a quello diffuso di derivazione statunitense. La Costituzione transitoria (Interim Constitution, IC)[1] definiva la giurisdizione della neo-istituita
Corte costituzionale nei seguenti termini: “The
Constitutional Court shall have jurisdiction in the Republic
as the court of final instance over all matters relating to the interpretation, protection and
enforcement of the provisions of this
Constitution […]”, procedendo poi ad enumerare le
ipotesi nelle quali la Corte avrebbe avuto exclusive jurisdiction[2].
In primo luogo, la Interim Constitution affidava alla Corte costituzionale il
compito di difendere i diritti fondamentali contenuti nel Capitolo 3 IC (Bill
of Rights) pronunciandosi su ogni presunta o
minacciata violazione di essi[3];
in seconda battuta, la incaricava di compiere un controllo, sia preventivo[4]
che successivo[5], sulla costituzionalità delle leggi. Alla Corte furono inoltre assegnate competenze relative alle dispute di carattere
costituzionale intercorrenti fra organi dello Stato, sia a livello nazionale
che a livello locale[6].
Infine, fu ad essa attribuito il potere di verificare l’incostituzionalità di
atti o comportamenti di organi del governo o della pubblica amministrazione e
di ordinare all’organo interessato di astenersi dalla condotta o
dall’emanazione dell’atto amministrativo costituzionalmente viziati, oppure di
correggerne il contenuto[7].
Qualora avesse riscontrato l’incostituzionalità di una disposizione
di legge, la Corte avrebbe dovuto procedere ad invalidarla nei limiti
dell’incostituzionalità accertata; tuttavia, per dare la possibilità al
Parlamento di eliminare le disposizioni incostituzionali o di adeguarle al
dettato della Carta Fondamentale, avrebbe potuto
differire gli effetti della pronuncia[8].
La sezione 98(6) IC stabiliva inoltre che, nel caso in cui la legge invalidata
fosse stata promulgata prima
dell’entrata in vigore della Costituzione, la sentenza non avrebbe avuto
effetto retroattivo e gli atti compiuti in base ad essa sarebbero rimasti
validi ed efficaci; la sentenza che avesse dichiarato incostituzionale una
legge promulgata dopo l’entrata in
vigore della Costituzione avrebbe invece travolto tutto ciò che era stato
compiuto in base alla legge in questione.
Le competenze attribuite in via esclusiva alla Corte sono
ovviamente coerenti con la scelta di un modello accentrato di controllo di
costituzionalità.
La Corte costituzionale non era però l’unico organo incaricato di
svolgere tale compito. Ai fini dell’esercizio della judicial review, la Interim Constitution prevedeva infatti anche il coinvolgimento
della Supreme Court. Quest’ultima rappresentava il cuore dell’ordinamento
giudiziario sudafricano ed una delle eredità più pesanti e visibili dell’apartheid, il cui regime essa aveva
spesso fortemente sostenuto attraverso le proprie sentenze. Al suo interno, la
Supreme Court era articolata in una serie di divisioni locali e provinciali
quali tribunali ordinari di primo grado, e in una Appellate Division
(AD) quale tribunale di ultima istanza, fino al 1994 unica corte di vertice
dell’ordinamento giudiziario. Proprio a causa della storica diffidenza nei
confronti della Appellate Division, la IC scelse di
attribuire unicamente alle divisioni provinciali e locali della Supreme Court
una limitata giurisdizione in materia costituzionale.
La Supreme Court Appellate Division era dunque
totalmente esclusa da qualunque ruolo nella decisione di questioni di tale
natura, ma contemporaneamente manteneva il ruolo di corte di vertice per tutte
le questioni che non coinvolgessero l’interpretazione e applicazione della
Costituzione. Per queste ultime, secondo la già citata sez. 98(2) IC, la court of final instance sarebbe stata la Corte costituzionale.
L’intricata disciplina processuale che regolava i rapporti tra
Corte costituzionale e Supreme Court era delineata dalla sezione 102 IC.
Qualora una divisione locale o provinciale della Supreme Court
avesse ritenuto una specifica questione, rientrante nella “exclusive
jurisdiction” della Corte costituzionale, decisiva per il processo pendente, essa
avrebbe dovuto riferire tale questione alla Corte costituzionale stessa, quando
questo fosse stato nell’interesse della
giustizia. In ogni caso, la divisione locale o provinciale avrebbe dovuto
prima espletare gli adempimenti istruttori necessari e sospendere il processo
fino alla decisione della Corte. Era questa la prima via d’accesso alla Corte,
la via del cd. referral.
Tuttavia, nel caso in cui una divisione locale o provinciale della
Supreme Court si fosse trovata a decidere una controversia relativa a questioni
sia di natura non costituzionale che di natura costituzionale, e la stessa
divisione avesse ritenuto di essere fornita di giurisdizione ai sensi della
sezione 101(3) IC e di non dover quindi effettuare il referral alla Corte
costituzionale, questa avrebbe dovuto decidere il caso su entrambi i fronti[9].
La sentenza della divisione locale o provinciale della Supreme
Court avrebbe potuto essere impugnata davanti alla Appellate Division in base alla sezione 102(4) IC. La Appellate Division, proprio per le vicende storiche che l’avevano
interessata e per la volontà dei redattori della IC di preservare l’uguaglianza
di status delle due corti di vertice,
non aveva tuttavia alcuna giurisdizione in materia costituzionale. Nella
sezione 101(5) IC si legge infatti: “The Appellate Division shall have no
jurisdiction to adjudicate any matter within the jurisdiction of the
Constitutional Court”. Gli appelli contro le decisioni delle divisioni locali e
provinciali della Supreme Court relativi a constitutional matters
avrebbero dovuto essere indirizzati alla Corte costituzionale, ex sezione
102(12) IC. La Appellate Division quindi, nel caso in
cui si fosse trovata a decidere un appello relativo anche a questioni di rango costituzionale, sarebbe stata tenuta,
per quanto riguarda queste ultime, ad effettuare (ex sezione 102(6) IC il referral alla
Corte costituzionale e a risolvere invece autonomamente le questoni
riguardanti ogni altro profilo.
Il sistema prevedeva dunque una sorta di biforcazione nella
vicenda dell’appello, che poteva proseguire di fronte a due corti diverse a
seconda della natura delle questioni coinvolte. Se però la Appellate Division avesse ritenuto di poter decidere l’appello senza
trattare alcuna delle questioni di natura costituzionale sollevate nel corso
del processo di fronte alla divisione locale o provinciale, allora avrebbe
dovuto agire in tal senso, come stabilito dalla sezione 102(5) IC. Infatti,
essendo anch’essa corte di vertice dell’ordinamento esattamente come la Corte
costituzionale, sebbene per questioni diverse, la Appellate Division
era competente a dichiarare in via definitiva la propria giurisdizione.
La sezione 102(17) IC prevedeva infine che in caso di processi
pendenti di fronte ad una divisione locale o provinciale che riguardassero
unicamente questioni di natura costituzionale, il rifiuto di effettuare il referral potesse
essere impugnato direttamente presso la Corte costituzionale[10]
[11].
Il fondamentale problema della macchinosa soluzione appena
esposta, che può essere definita come “doppio binario”, risiedeva proprio nelle
sezioni 102(5) e 102(6) IC e nel comportamento della Appellate Division in relazione a quanto da esse prescritto. Nei
primissimi anni di vita del nuovo Sudafrica mancò infatti una reale e
costruttiva cooperazione tra le due corti di vertice: attuando una sorta di
vera e propria “decostituzionalizzazione” di determinate questioni
, la Appellate Division molto spesso preferiva
decidere da sola casi nei quali erano coinvolte questioni di natura
costituzionale, piuttosto che riferirle alla Corte costituzionale cercandone la
collaborazione. Al tempo stesso, come dimostrano molte pronunce soprattutto
nell’ambito del diritto amministrativo[12],
la AD teneva saldamente nelle proprie mani il sistema di common law, tentando di renderlo il più
possibile “impermeabile” al mutato quadro costituzionale. Dal canto suo, la
Corte costituzionale tentò un’operazione di raccordo fra i due “sistemi”,
sostenendo, in sentenze come Gardener v Whitaker
e Du Plessis v De Klerk[13],
il dovere delle corti di sviluppare il common
law in armonia con il nuovo dettato
costituzionale, in particolare con il Capitolo 3 della IC, contenente il
catalogo dei diritti fondamentali. La complessità dei rapporti fra le due corti
contribuì inevitabilmente a creare nell’opinione pubblica la sensazione che la
Costituzione e il diritto costituzionale fossero l’esclusivo dominio di una Corte
ad hoc e non coinvolgessero l’intero
ordinamento giudiziario.
La farraginosa disciplina del riparto di giurisdizione fra Corte
costituzionale e Supreme Court Appellate Division era
tuttavia destinata a subire profondi cambiamenti con il nuovo testo costituzionale.
3. La Final Constitution (1996) e
l’abolizione del “doppio binario”. – Le importanti differenze rilevabili fra il sistema di giustizia
costituzionale disegnato dalla Costituzione transitoria e quello attuale sono
evidenti fin dalla sez. 166 Final Constitution (FC), che delinea il quadro
dell’ordinamento giudiziario sudafricano. Esso è oggi composto dalla Corte
costituzionale; dalla Supreme Court of Appeal (SCA),
erede della Supreme Court Appellate Division; dalle
High Courts, che sostituiscono le divisioni locali e
provinciali della Supreme Court; e infine, dalle Magistrates’ courts e dalle altre corti istituite
per legge[14].
La nuova Carta
fondamentale conferma la ripartizione della giurisdizione costituzionale fra
varie corti, introducendo tuttavia un significativo elemento di novità. Da un
lato si assicura infatti che la Corte costituzionale, in quanto tribunale
specializzato di ultima istanza, abbia giurisdizione costituzionale esclusiva
in un’ampia serie di ipotesi, già tracciate dalla IC e sostanzialmente
confermate dalla FC, che le razionalizza provvedendo ad alcune modifiche[15].
Dall’altro lato, mentre si conferma una limitata giurisdizione costituzionale
alle varie High Courts, si attribuisce per la prima
volta alla Supreme Court of Appeal il potere di decidere, in appello, ogni tipo
di questione, anche avente natura
costituzionale, specificando però che la stessa SCA è corte di vertice
dell’ordinamento solo ed esclusivamente per le questioni di carattere non
costituzionale[16]. Dal 1996 è dunque
possibile impugnare di fronte alla SCA una sentenza emessa da una High Court
tanto per i profili di natura non costituzionale quanto per quelli di natura
costituzionale[17].
Conseguentemente, una sentenza della SCA che decida anche questioni di natura
costituzionale potrà essere impugnata, unicamente per quanto concerne tali
profili, di fronte alla Corte costituzionale, mentre su ogni altra questione si
formerà il giudicato. La disciplina dell’appello non è però l’unica a subire
dei mutamenti: la distribuzione della giurisdizione costituzionale operata
dalla Final Constitution
comporta infatti una profonda revisione del meccanismo del referral.
Infatti, se è vero
che la Supreme Court of Appeal e le High Courts hanno
il potere, anzi, il dovere, ex
sezione 172(1) lett. a FC, di decidere le questioni di natura costituzionale e
quindi di invalidare, nei limiti dell’incostituzionalità rilevata, ogni legge o
condotta che sia contraria alla Carta Fondamentale, la posizione apicale che la
Costituzione assegna alla Corte costituzionale fa sì che quest’ultima debba
obbligatoriamente vagliare ogni dichiarazione di invalidità che provenga dalla
Supreme Court of Appeal o da una High Court. La dichiarazione di invalidità
emessa da tali corti sarà infatti efficace soltanto se confermata dalla Corte
costituzionale[18]. Ulteriori specificazioni
in merito al referral sono affidate alle Regole di procedura
del 2003[19], le
quali prevedono che ogni pronuncia di incostituzionalità debba essere automaticamente trasmessa a cura della
cancelleria della corte che l’ha emessa alla cancelleria della Corte
costituzionale entro quindici giorni dalla sua emissione[20]. La
Corte costituzionale, nell’esaminare la dichiarazione di invalidità, potrà
dosarne gli effetti nel tempo, esercitando uno dei poteri attribuiti dalla sezione 172(1) lett. b FC[21]
a tutte le corti che trattino
questioni di natura costituzionale.
Il nuovo riparto di
giurisdizione, il coinvolgimento di tutta la magistratura ordinaria
nell’interpretazione della Costituzione e la conseguente ristrutturazione delle
due principali vie d’accesso alla Corte costituzionale, appello e
referral, risulta essere di fondamentale
importanza per una nuova configurazione dei rapporti fra Supreme Court of
Appeal e Corte costituzionale. Con la nuova disciplina costituzionale, è di
fatto abolito quel “doppio binario” che aveva contraddistinto e condizionato
l’attività della Corte nel biennio 1994-1996. Infatti, la differenziazione tra constitutional e non constitutional
matters, presente nella vigenza della
Costituzione transitoria, aveva contribuito non poco a rallentare la
compenetrazione tra common law e nuovo diritto costituzionale all’interno del
medesimo sistema giuridico. Insomma, “[t]he new Constitution retained the Constitutional Court as a
special court but, because of the transformation in judicial structure that the
text mandated, the Court was now at the apex of a unified legal system, rather
than a somewhat appendage grafted onto the old judicial order”[22]. Si può dunque aprire una nuova fase per le
relazioni tra Corte costituzionale e Supreme Court of Appeal, la mancanza di
collaborazione che aveva caratterizzato la fase precedente è (o almeno dovrebbe
essere) destinata a lasciare spazio ad una maggiore comunicazione fra le due
corti, nonché ad una riaffermazione e ridefinizione da parte della Corte
costituzionale dell’ambito della propria giurisdizione, stante ormai la
perfetta linearità del percorso seguito dalla vicenda delle questioni di
carattere costituzionale.
Tuttavia, soltanto
nel 1999 la Corte, nell’importante sentenza Pharmaceutical Manufacturers
Association of SA and Another: In re: Ex parte President of the Republic of South Africa and Others[23],
supererà la propria proverbiale “timidezza” ed affronterà questioni fino a quel
momento ritenute afferenti al dominio incontrastato della Supreme Court of
Appeal. Nel caso citato, la High Court di Praetoria
aveva invalidato un ordine presidenziale con il quale si proclamava l’entrata
in vigore di una legge che regolamentava il brevetto e il controllo dei
medicinali ed abrogava allo stesso tempo la legislazione precedente, senza
inserire in tale legge una serie di allegati necessari per la sua piena
applicabilità. Nell’invalidare l’atto presidenziale, la High Court aveva
motivato la propria decisione basandosi sulla dottrina dell’ultra vires,
tipica del common law.
Alla contestazione circa l’effettiva natura di “dichiarazione di invalidità
costituzionale” della sentenza della High Court, in quanto fondata su principi
tipici del diritto comune, la Corte costituzionale ha risposto ricordando che: “[t]he exercise of all public power must
comply with the Constitution
which is the supreme law, and the doctrine of legality which is part of that law. The
question whether the President acted intra vires or ultra vires in bringing the
Act into force when he did, is accordingly a constitutional matter. The finding
that he acted ultra vires is a finding that he acted in a manner that was
inconsistent with the Constitution[24]”.
Tutto questo si afferma dunque
indipendentemente dal fatto che ci si appelli al common law oppure al diritto
costituzionale, dovendo ormai la legittimità del primo essere verificata di
fronte al parametro costituzionale. I principi di common law e di diritto costituzionale
finiscono dunque per essere inscindibilmente “intrecciati” e non costituiscono affatto due “concetti” - e tantomeno due universi giuridici – “separati[25]”.
A sostegno di questa posizione, la Corte richiama una propria sentenza
dell’anno precedente, Fedsure Life Assurance Ltd v Greater Johannesburg Transitional Metropolitan Council[26],
nella quale aveva affermato “seri dubbi”
sulla possibilità di “sigillare
ermeticamente” le giurisdizioni
della SCA e della Corte costituzionale[27]. È
particolarmente significativo che proprio nel campo del diritto amministrativo,
nel quale la Appellate Division prima e la Supreme
Court of Appeal poi erano state più gelose delle proprie attribuzioni e
prerogative[28],
intervenga una sentenza così rilevante e definitiva, con la quale si afferma,
concludendo una disputa ormai annosa: “There is only one system of law. It is shaped by the Constitution
which is the supreme law, and all law, including the common law, derives its
force from the Constitution and is subject to constitutional control[29][i]”.
4. Verso una single apex
Court? – L’equilibrio raggiunto con
il nuovo assetto costituzionale e il faticoso consolidamento dei rapporti
intercorrenti fra Corte costituzionale e Supreme Court of Appeal non hanno
tuttavia sopito il dibattito relativo all’opportunità di mantenere in vita due
corti di vertice.
In un
primo momento infatti (1999), l’allora Ministro della Giustizia Maduna, auspicando una serie di azioni volte a razionalizzare
l’intero sistema giudiziario sudafricano[30],
aveva proposto l’unificazione delle due Corti, sottolineando come l’enorme
spesa destinata al mantenimento e alla gestione della Corte costituzionale non
trovasse giustificazione nel carico di lavoro di quest’ultima, considerato
decisamente scarso a paragone di quello di altre corti, in primis delle High Courts. L’eventuale
confluenza della giurisdizione della Corte costituzionale nella Supreme Court
of Appeal avrebbe tuttavia comportato, oltre ad una spesa non indifferente,
anche una serie di difficoltà. Non solo sarebbe stata necessaria una cospicua
riforma delle regole di procedura; a causa delle complessità legate al raccordo
di due giurisdizioni all’interno
di un’unica istituzione, avrebbe potuto verificarsi nuovamente
una situazione di incertezza paragonabile a quella vista durante la vigenza del
“doppio binario”. Sarebbero potuti riemergere, nel corso degli anni, quegli
stessi contrasti che hanno contribuito ad accrescere un certo scetticismo della
popolazione[31] nei confronti della Corte costituzionale[32].
Altre
proposte ben più complesse e articolate sono state avanzate qualche anno più
tardi. Nel 2005, il Governo formulò un esteso progetto di riforma della
giustizia, tramite la presentazione di cinque draft bills[33]. Uno di
essi, il Constitution Fourteenth Amendment (Draft) Bill[34], recava
una serie di disposizioni volte ad incidere tanto sulla struttura dell’ordinamento
giudiziario quanto sul rapporto fra poteri esecutivo e giudiziario.
Per quanto riguarda
quest’ultimo aspetto, ci limiteremo qui a ricordare in particolare: la proposta
di emendamento alla sezione 165 FC, finalizzate a conferire al Ministro della
Giustizia l’autorità in materia di “administration and budget” in riferimento a tutte le
corti dell’ordinamento[35]; l’inserimento del divieto per tutte le
corti di trattare qualunque questione concernente la sospensione dell’entrata
in vigore di un act of Parliament o di un provincial
act[36], con questo
significativamente eliminando alla radice ogni potenziale sconfinamento della
magistratura nel terreno di altri poteri dello Stato e limitando fortemente
l’efficacia del ricorso della minoranza parlamentare alla Corte costituzionale[37]; l’incremento del
potere presidenziale di nomina dei giudici costituzionali supplenti con
conseguente erosione del ruolo del Chief Justice,
semplicemente consultato ai fini
della scelta, senza più poter concorrere
ad essa[38] [39]. Il Fourteenth Amendment(Draft)
Bill sarebbe inoltre andato ad incidere sulla struttura delle High Courts, proponendo la loro unificazione in un’unica High
Court of South Africa, articolata su base provinciale in varie Divisions[40].
Infine, il (Draft) Bill affrontava la questione del
riparto di giurisdizione tra Corte costituzionale e Supreme Court of Appeal,
delineando una soluzione che, diversamente da quella ipotizzata nel 1999,
privilegiava la prima rispetto alla seconda. La clausola 3 dell’emendamento,
relativa alla sezione 167 FC, confermava le vie d’accesso alla Corte
costituzionale (appello, referral,
accesso diretto) ed estendeva la sua giurisdizione anche a questioni non
inerenti l’interpretazione ed applicazione della Carta
Fondamentale. Se richiesta in tal senso, la Corte avrebbe potuto concedere il leave to appeal qualora avesse ritenuto che
una sua decisione su questioni di natura non costituzionale fosse nell’interesse della giustizia. Secondo il
progetto di riforma, la Corte costituzionale sarebbe dunque diventata “the highest court
of the Republic”[41].
Erano previste
modifiche anche per la sezione 168 FC. In base ad esse, la SCA avrebbe visto
confermata la propria limitata giurisdizione costituzionale, ma sarebbe rimasta
corte di vertice per non constitutional matters
solamente nelle ipotesi in cui la Corte costituzionale avesse rifiutato di
concedere il leave to appeal secondo quando appena esposto[42].
Tuttavia,
l’enorme scalpore suscitato dalle clausole del Fourteenth Amendment (Draft) Bill relative alla
ridefinizione dei rapporti fra potere giudiziario ed esecutivo, nonché la
generale opposizione della magistratura all’intero pacchetto di riforme, hanno
portato il Governo a ritirarlo nel 2006 per provvedere ad una revisione
globale. Si è infatti lamentata la totale mancanza di coinvolgimento nella
ideazione e formulazione delle riforme della stessa magistratura e delle altre
professioni legali, i cui suggerimenti sono stati del tutto trascurati, e
persino l’assenza di un dibattito pubblico sulla stampa nazionale[43].
Il
progetto relativo alla creazione di un’unica corte di vertice non è stato però
abbandonato dal partito di Governo, l’African
National Congress (ANC). Al termine del suo 52o Congresso
Nazionale, tenutosi a Polokwane nel dicembre 2007, l’ANC ha adottato una serie
di risoluzioni finalizzate all’attuazione di riforme “troppo a lungo rimandate[44]”. Tra queste, ritorna l’intenzione di fare della Corte costituzionale la corte di vertice
dell’intero ordinamento: “The Constitutional Court should be the highest (apex)
court for all matters, constitutional and non-constitutional, with the Supreme
Court of Appeal (SCA) as an intermediate court of appeal, with the proviso that
this should not lead to undue delays in the hearing of appeals. Decisions of
the SCA will be final if the Constitutional Court does not grant leave to
appeal in a matter[45]”.
L’elaborazione delle
riforme ha successivamente subito un rallentamento a seguito delle dimissioni
del Presidente Thabo Mbeki e della caduta del suo governo avvenuta nel
settembre 2008. Tuttavia, la volontà di perseguire la riorganizzazione dei
vertici dell’ordinamento giudiziario secondo la via tracciata dalle risoluzioni
di Polokwane è comunque parsa evidente nelle intenzioni dell’immediato
successore di Mbeki, Kgalema Motlanthe[46], e in particolare dell’attuale Presidente Jacob Zuma
e del suo Governo.
Proprio nello scorso
maggio 2010, infatti, il Ministro della Giustizia e dello Sviluppo Costituzionale
J. T. Radebe ha presentato la bozza di una nuova
versione del controverso Superior Courts Bill, del quale si discute fin dal 2003,
unitamente ad un Constitution Nineteenth Amendment (Draft) Bill[47]. A causa delle forti polemiche seguite alla
presentazione delle riforme durante la presidenza di Mbeki, il l’attuale Superior Courts
(Draft) Bill[48], ha subito importanti modifiche. Nella sua versione
attuale, contiene una serie di dettagliate disposizioni in merito a sedi,
articolazioni interne, composizione, procedimenti decisionali e meccanismi di
raccordo riguardanti le corti superiori (Corte costituzionale, Supreme Court of
Appeal, High Courts, che nelle intenzioni del
legislatore dovrebbero essere riunite in un’unica High Court of South Africa
articolata in divisions),
con riferimento anche al funzionamento delle strutture amministrative e alle
modalità di finanziamento delle stesse.
Il Constitution Nineteenth Amendment (Draft) Bill conferma in blocco gli intenti
di riforma già riscontrati cinque anni fa. Esso infatti,
oltre ad apportare al testo costituzionale le modifiche necessarie per
procedere alla ristrutturazione del sistema delle corti, riproduce, in modo
quasi identico se non per minimi aggiustamenti formali, il testo degli
emendamenti che il Fourteenth Amendment (Draft)
Bill intendeva apportare nel 2005 alle sezioni 167 e 168 della
Costituzione.
Nello scorso
dicembre 2010, il Superior Courts (Draft) Bill è stato approvato dal Governo e si
ritiene che a breve sarà presentato in Parlamento insieme al Constitution Amendment (Draft)
Bill[49].
5. Considerazioni conclusive e interrogativi
aperti. – Dall’analisi fin qui svolta, è possibile concludere in primo luogo
che il sistema sudafricano di controllo di costituzionalità pare ormai sempre
più lontano dal modello accentrato che lo aveva ispirato (soprattutto nella sua
declinazione tedesca) nella fase costituente e inserito piuttosto saldamente
nell’alveo del modello diffuso nordamericano. L’intento di estendere la
giurisdizione della Corte costituzionale anche alle questioni di natura non
costituzionale ne è un chiaro segnale. A riguardo, è importante notare che,
nonostante i rallentamenti che hanno interessato l’iter delle riforme, la volontà di trasformare la Corte
costituzionale nella corte di vertice dell’ordinamento giudiziario è rimasta
una costante delle varie proposte che si sono avvicendate nell’ultimo
quinquennio. Del resto, già con riferimento alle precedenti proposte di
modifica, questo stesso fatto era stato interpretato dalla dottrina[50] quale testimonianza della solida posizione della
Corte e della sua capacità di resistere alle complesse vicende politiche ed
istituzionali che fino ad oggi hanno interessato il Sudafrica[51].
Inoltre, già all’indomani della presentazione del Fourteenth Amendment (Draft) Bill, la proposta di
creare una “single apex
court” fu considerata da molti come una soluzione che avrebbe contribuito
in maniera significativa a snellire molte delle complessità processuali
esistenti. Soprattutto, si sarebbero chiarite, una volta per tutte anche da un
punto di vista strutturale, le incertezze legate alla percezione, non del tutto
svanita, di una perdurante - quanto illusoria - separazione tra constitutional e non-constitutional
matters[52].
Queste considerazioni rimangono ancora oggi attuali: da più parti si sostiene
infatti che un’unica corte di vertice conferirebbe una maggior coerenza
all’intero sistema e permetterebbe di trattare fin dall’inizio ogni caso che si
presenti di fronte ad una qualunque corte da un punto di vista costituzionale,
evitando così che i profili di rilevanza costituzionale siano evidenziati per
la prima volta soltanto in sede di richiesta di leave to appeal indirizzata alla Corte costituzionale, come oggi spesso
accade.
In quest’ottica, il
fatto che la Supreme Court of Appeal sia destinata a perdere la propria
posizione di court of final
instance per tutte le questioni di natura non
costituzionale sembra indicare che sono ormai venute
meno molte delle ragioni storiche che avevano giustificato, all’inizio degli
anni Novanta, l’istituzione di una Corte ad
hoc dotata di sola giurisdizione costituzionale e che sono maturi i tempi
per una nuova soluzione[53].
Tuttavia, com’è
ovvio, risulta oggi estremamente difficile azzardare una risposta ai vari
interrogativi che si aprirebbero qualora il Superior
Courts Bill e soprattutto il Constitution Amendment Bill fossero approvati nella
loro formulazione attuale. Tanto coloro che criticano o hanno criticato la
riforma prospettata, quanto i più favorevoli ad essa, non possono fare a meno
di sollevare alcuni dubbi[54]
o indicare la necessità di affrontare tempestivamente le possibili conseguenze
di essa.
Uno dei timori
suscitati dalle proposte di riforma sin qui avanzate riguarda il rischio del
possibile sovraccarico di lavoro per la Corte costituzionale, che oggi decide
una media di circa venti casi all’anno. Il numero dei giudici potrebbe
rivelarsi troppo esiguo e la prescrizione costituzionale della decisione en banc
potrebbe risultare inadeguata ad un rapido smaltimento delle questioni
pendenti.
Il dibattito attuale
verte inoltre intorno alla preparazione dei giudici
della Corte costituzionale. Fin dal suo insediamento, sotto la vigenza della Interim Constitution,
gli undici giudici costituzionali sono sempre stati scelti fra i maggiori
esperti di diritto pubblico del Paese; probabilmente, si dice, occorrerebbe
riconsiderare questa prassi qualora la Corte diventasse il vertice dell’ordinamento
giudiziario e si trovasse a decidere anche non
consititutional matters
afferenti ad altri settori del diritto. La Costituzione è la suprema legge
della Repubblica e ogni altra fonte ad essa subordinata deve essere
interpretata alla luce del dettato costituzionale; tuttavia, a detta di molti,
resta pur sempre il fatto che l’esperienza nel solo ambito del diritto
costituzionale e pubblico in generale potrebbe non essere sufficiente per un bench che debba
pronunciarsi su questioni inerenti, ad esempio, al diritto penale o al diritto
dei contratti[55].
Una simile situazione potrebbe in ogni caso riflettersi sul proverbiale self-restraint
della Corte e concretizzarsi in una rigida selezione dei casi relativi ad altri
settori del diritto alla luce delle implicazioni costituzionali che essi
comportano.
È proprio questo
l’altro aspetto di rilievo legato al nuovo ruolo che la Corte costituzionale
potrebbe assumere. L’interesse della
giustizia, indicato sia dal vecchio Fourteenth Amendment Bill che dall’attuale Constitution Amendment (Draft) Bill quale criterio in
base a cui anche le questioni di natura non costituzionale possono raggiungere
la Corte costituzionale, è da sempre interpretato da quest’ultima in senso
estremamente restrittivo. Si continua dunque ad interrogarsi circa i profili di
rilevanza che una determinata questione dovrebbe avere per poter essere
esaminata in via di appello dalla nuova corte di vertice e quale ruolo potrebbe
esercitare la Supreme Court of Appeal nell’individuazione di essi[56].
Occorre a tale proposito ricordare che in passato la Corte costituzionale ha
più volte[57] sottolineato l’importanza della funzione di filtro
svolta dalla Supreme Court of Appeal nel giudicare le questioni di natura
costituzionale. Non è da escludere, anzi, potrebbe essere perfettamente
coerente con tale giurisprudenza, che quest’ultima sia chiamata a svolgere una
simile funzione anche nell’ipotesi in cui la riforma trovasse attuazione, in
relazione questa volta alle questioni di natura non costituzionale. Si tratterà
eventualmente di vedere in che misura la SCA sia disposta ad arretrare nelle
proprie funzioni a favore di una potenziata Corte costituzionale, diventando,
da corte di vertice, una “intermediate
court of appeal”. Potrebbe infatti prospettarsi una nuova fase di
rapporti caratterizzata - seppure con diversi presupposti e con un mutato
quadro costituzionale - da una mancanza di collaborazione paragonabile a quella
verificatasi fino alla sentenza Pharmaceutical
Manufacturers e dal rischioso perdurare di una
fittizia distinzione tra constitutional e non
constitutional matters.
A questi e ad altri
interrogativi (non ultimo quello relativo all’opportunità di cambiare il nome
della nuova apex court) potranno dare risposta soltanto
gli sviluppi che definiranno in concreto i rapporti e gli equilibri fra le due
più alte istituzioni giudiziarie sudafricane.
[1]
Al momento della caduta del regime di apartheid,
le principali forze politiche sudafricane, fra le quali il National Party del
Presidente F. W. De Klerk e l’African National
Congress di Nelson Mandela, si accordarono per una transizione democratica da
condurre in due fasi. La prima tappa prevedeva l’elaborazione di una
Costituzione provvisoria, la cosiddetta Interim
Constitution (Constitution
of the Republic of South Africa Act 200 of 1993), destinata ad entrare in
vigore il 27 aprile
[2] Sez. 98(2) IC. Fra le ipotesi di exclusive jurisdiction, occorre annoverare anche la certificazione della Costituzione finale o delle Costituzioni provinciali (cfr. sezz. 71(2) e 160 IC). Il fatto che alla Corte non siano state attribuite competenze extra-costituzionali è conseguenza della preoccupazione dei costituenti circa un eventuale sovraccarico della nuova Corte con competenze aggiuntive che potessero ostacolare lo svolgimento delle principali attività. Tale timore è espresso da Pius Langa nell’intervista pubblica del 1994 di fronte alla Judicial Service Commission per la nomina a giudice costituzionale, consultabile alla pagina web https://www.constitutionalcourt.org.za/site/judges/transcripts/piusnkonzolanga.html.
[3] Sez. 98(2) lett. a IC.
[4] Sezz. 98(2) lett. d e 98(9) IC, che contemplavano il ricorso preventivo alla Corte costituzionale su iniziativa della minoranza parlamentare.
[5] Sez. 98(2) lett. c IC. È importante sottolineare come il controllo di costituzionalità successivo riguardi espressamente “qualunque legge”, indipendentemente dal fatto che questa fosse stata promulgata prima o dopo l’entrata in vigore della Costituzione. La IC risolveva così il dilemma circa la propria natura di lex posterior o lex superior in favore di questa seconda opzione e consentendo alla Corte di svolgere senza ombra di dubbio il difficile compito di adeguamento e “ripulitura” del corpus delle leggi sudafricane.
[6] Sez. 98(2) lett. e IC.
[7] Sez. 98(7) IC.
[8] Sez. 98(5) IC. La Costituzione sudafricana accoglieva così una soluzione già sperimentata altrove nell’Europa continentale (in primo luogo in Austria e poi anche in altri Paesi, come in Portogallo). Un’oculata applicazione di questa disposizione si è avuta in Executive Council of the Western Cape Legislature and Others v President of the Republic of South Africa, 1995 (4) SA 877 (CC). In questo caso la Corte, nel decidere della costituzionalità dell’azione presidenziale volta a modificare il Local Government Transition Act 209 of 1993 (LGTA), si trovò sostanzialmente a dirimere un conflitto fra Governo, al quale per legge era stato delegato il potere di emendare l’atto in questione per mezzo di decreti presidenziali, e Parlamento, titolare del potere legislativo. Nel dichiarare incostituzionale il decreto presidenziale che emendava il LGTA per violazione del principio di separazione dei poteri quale emerge dalle sezioni 37, 59, 60, 61 della IC (Executive Council of the Western Cape Legislature and Others v President of the Republic of South Africa, par. 60), la Corte costituzionale concesse al Parlamento un periodo di un mese circa per modificare il LGTA in modo da correggere l’incostituzionalità e ripristinare il corretto equilibrio tra poteri (ibid., par. 124), evitando tra l’altro il vuoto legislativo conseguente ad una immediata invalidazione dei decreti presidenziali.
[9] Sez. 102(3) IC. Ex sez. 101(4) IC, la divisione locale o provinciale avrebbe potuto tra l’altro utilizzare gli stessi poteri conferiti alla Corte costituzionale dalle sezioni 98(5) e (6) IC.
[10] Si ricorda, infine, che la sezione 103 IC, relativa alle corti inferiori non rientranti fra le articolazioni interne della Supreme Court, come le Magistrates’ courts, stabiliva che nel caso in cui una questione di natura costituzionale fosse stata sollevata nel corso di un processo pendente di fronte ad essa, le parti avrebbero dovuto obbligatoriamente rivolgersi alla competente divisione locale o provinciale della Supreme Court. Questa avrebbe a sua volta deciso la questione, se fornita di giurisdizione in base alla sezione 101(3) IC, oppure l’avrebbe inoltrata alla Corte costituzionale, se rientrante nell’esclusiva giurisdizione di quest’ultima.
[11] Per completezza è opportuno segnalare, oltre a referral e appello, l’esistenza di una terza ed ultima via d’accesso alla Corte costituzionale, confermata in seguito dalla Final Constitution e rappresentata dal cosiddetto “accesso diretto” (direct access). Nella Interim Constitution, esso era previsto dalla sezione 100(2), ma non era ulteriormente disciplinato dalla Costituzione, che lasciava invece campo libero al regolamento di procedura della Corte (cfr. sez. 100 (1) IC), limitandosi a stabilire che l’accesso diretto era ammesso solo se necessario nell’interesse della giustizia. Le regole di procedura del 1995 ne ribadirono l’ammissibilità solo in circostanze eccezionali, riscontrabili quando l’urgenza o l’importanza della questione per l’interesse pubblico o per l’amministrazione della giustizia fossero state tali da non tollerare neppure quelle dilazioni dovute all’instaurazione del procedimento per le vie ordinarie (cfr. L. Berat, The Constitutional Court of South Africa and jurisdictional questions: In the Interest of Justice?, in International Journal of Constitutional Law, Vol. 3, No. 1, 2005, Oxford University Press and New York University Press, p. 46). Le nebulose disposizioni relative all’accesso diretto ebbero come conseguenza, negli anni immediatamente successivi all’entrata in vigore della Costituzione del 1993, una giurisprudenza della Corte estremamente ambigua. Un excursus sulla giurisprudenza della Corte in materia di accesso diretto si può trovare in L. Berat, The Constitutional Court of South Africa and jurisdictional questions: In the Interest of Justice?, cit., p. 48-53.
[12] Cfr. J.
de Waal, Constitutional Law, in C. G.
Van der Merwe, J. Du Plessis (a cura di), Introduction to the law of South Africa,
Kluwer Law International, 2004, p. 71 e J. Dugard & T. Roux, The record of the South African Constitutional Court
in providing an institutional voice for the poor: 1995-2004 in R. Gargarella,
P. Domingo & T. Roux (a cura di) Courts and Social Transformation in New
Democracies: An Institutional Voice for the Poor?, Ashgate Press, 2006, p.
108.
[13] 1996 (4) SA 337 (CC) e 1996 (3) SA 850 (CC), entrambe decise il 15 maggio 1996.
[14] In base al disposto della sezione 166 lett. e FC, le altre corti istituite con legge saranno dotate di uno status pari a quello delle High Courts o delle Magistrates’ Courts. Ne sono esempi il Water Tribunal e le Land Claims Courts, entrambe situate allo stesso livello delle High Courts; le Community Courts, specificamente incaricate di dirimere questioni che coinvolgano il diritto consuetudinario, e le Divorce Courts, che si collocano al livello delle Magistrates’ Courts. Le Magistrates’ Courts e le altre corti inferiori non sono dotate di alcun potere di judicial review (sez. 170 FC).
[15] Cfr. sez. 167(4) FC. Se da un lato
la Costituzione del 1996 introduce il controllo astratto preventivo su
iniziativa del Presidente della Repubblica o del Premier di una Provincia,
dall’altro elimina il ricorso della minoranza parlamentare in merito alla
costituzionalità delle leggi non ancora promulgate, che, secondo la disciplina
prevista dalla Interim Constitution alle sezioni 98(2) lett.g
e 98(9), poteva essere promosso su iniziativa del Presidente della National
Assembly, del Senato o dell’organo legislativo di una Provincia a richiesta di
un terzo dei membri della Camere interessata. Al contempo la sez. 167(4) lett. c inserisce un controllo successivo per iniziativa della
minoranza parlamentare in merito alla costituzionalità di leggi nazionali o
provinciali (cfr. sezz. 80 e 122 FC).
[16] Sez. 167(3) FC.
[17]
La sezione 167(6) FC prevede anche un’ipotesi di appello per saltum, in base alla quale è possibile
impugnare una sentenza emessa da una corte fornita di giurisdizione
costituzionale direttamente presso la SCA per i soli profili di carattere
costituzionale, purché tale sentenza sia diversa dalla dichiarazione di
invalidità (cfr. sez. 172(2) lett. a FC). Un orientamento consolidato della
Corte costituzionale limita la concessione del leave to appeal in tali ipotesi ai casi, del tutto eccezionali, in cui
l’appello per saltum
sia effettivamente necessario nell’interesse
della giustizia, in ossequio al dettato costituzionale della sezione 167(6)
FC e sottolineando la fondamentale funzione di filtro e di garanzia svolta
dalla SCA (cfr. ad es. De Freitas and another v Society of Advocates
of Natal, 1998 (11)
BLCR 1345 (CC); MEC for Development
Planning and Local Government in Gauteng v Democratic Party and others,
1998 (4) SA 1157 (CC)).
[18] Ciò emerge dal combinato disposto
delle sezioni 167(5) e 172(2) lett. a
FC.
[19] Government
Notice R1675, in Government Gazette 25726 of 31 October 2003, dette Constitutional
Court Rules 2003 (CC Rules).
[20] CC Rule 16. La procedura in questione trova le sue radici nel primo caso di conferma di una sentenza di incostituzionalità deciso dalla Corte costituzionale, Parbhoo and Others v Getz and Others (1997 (4) SA 1095 CC). La High Court del Witswatersrand, alla quale i ricorrenti si erano rivolti per ottenere una pronuncia in merito ad alcune sezioni del Companies Act 61 of 1973 aveva trasmesso di propria iniziativa la sentenza che ne dichiarava l’incostituzionalità alla cancelleria della Corte costituzionale. Così facendo, la High Court si inseriva nel vuoto normativo lasciato dal legislatore, che non aveva ancora emanato le regole di procedura presso la Corte costituzionale e neppure predisposto le condizioni per la loro elaborazione da parte della Corte stessa. Queste linee guida, di fatto elaborate congiuntamente dalla High Court del Witswatersrand e dalla Corte costituzionale, saranno poi trasfuse nelle Regole di procedura del 1998 e successivamente confermate da quelle attuali del 2003.
[21] Sez.
172(1) lett. b FC: “When deciding a constitutional matter within its power, a
court- (b) may make any order that is just and equitable, including- (i) an order limiting the retrospective effect of the
declaration of invalidity; and (ii) an order suspending the declaration of
invalidity for any period and on any conditions, to allow the competent
authority to correct the defect”. Ne è un esempio National Coalition
for Gay and Lesbian Equality and Another
v Minister of Justice and Others (1999 (1) SA 6 (National
Coalition for Gay and Lesbian
Equality 1)), nella quale la
Corte, nel confermare quanto deciso dalla High Court del Witswatersrand,
ha esteso retroattivamente gli effetti della dichiarazione di
incostituzionalità del reato di sodomia (inteso come commissione di atti
sessuali in privato tra uomini adulti e consenzienti), che pertanto non è più
considerato tale a far data dal 27 aprile 1994, giorno dell’entrata in vigore
della Interim Constitution, con la conseguente
invalidazione di tutte le condanne avvenute dopo questa data.
[22] L. Berat, The
Constitutional Court of South Africa and jurisdictional questions: In the
Interest of Justice?,
cit., p. 59.
[23] 2000 (2) SA
674 (CC).
[24] Ibidem, par. 20.
[25] Ibidem, par. 33.
[26] 1999 (1) SA 374 (CC).
[27] Ibidem, par. 111, richiamato in Pharmaceutical Manufacturers al par. 31.
[28] Nella sentenza in esame la Corte presenta vari casi in cui la giurisprudenza della Supreme Court of Appeal aveva sostenuto la separazione di common law e diritto costituzionale; cfr. ad es. par. 22, 30, 32 ed altri che trattano dell’importante Commissioner of Customs and Exercise v Container Logistics, 1999 (3) SALR 771 (CC).
[29] Ibidem, par. 44.
[30] Cfr. sez. 16(6) Schedule 6 FC, che conferisce al Ministro responsabile per l’amministrazione della giustizia lo specifico compito di provvedere alla razionalizzazione del sistema delle corti, con riferimento alla loro “struttura, composizione, funzionamento e giurisdizione” nella prospettiva di un ordinamento giudiziario in linea con il dettato costituzionale. L’ampia serie di disposizioni transitorie ed indicazioni finalizzate alla piena attuazione del dettato costituzionale e al coerente adeguamento dell’ordinamento giuridico sudafricano testimoniano che “il momento costituente, per quanto largamente condiviso, non ha comunque esaurito l’opera di edificazione del nuovo ordinamento costituzionale”. La felice espressione si ritrova in R. Orrù, Riflessioni sulla coerenza dell’ordine costituzionale del Sudafrica post-apartheid tra innovazione ed evoluzione, in Diritto pubblico comparato ed europeo, IV, 2009, p. 1864.
[31] Un’indagine condotta tra il 1996 e il 1997 (J. L. Gibson, G. A. Caldeira, Defenders of Democracy? Legitimacy, Popular Acceptance and the South African Constitutional Court, in The Journal of Politics, Vol. 65, No. 1, (Feb., 2003), Cambridge University Press on behalf of the Southern Political Science Association, pp. 1-30) evidenziava un atteggiamento ambivalente da parte dei cittadini nei confronti della Corte costituzionale e metteva in risalto le difficoltà incontrate dalla Corte nell’acquisire agli occhi della cittadinanza una legittimazione tale da metterla al riparo dagli attacchi dell’opinione pubblica e della politica. In anni cruciali per il Paese, oltre il 55% della popolazione esprimeva la propria fiducia per la nuova istituzione, ma quasi il 28% si dichiarava favorevole alla sua abolizione; soltanto il 40,8% di coloro che affermavano di fare affidamento sulla Corte si mostravano disposti a mantenerla qualora essa avesse iniziato ad emettere sentenze contrarie all’opinione pubblica. La popolazione africana, la più incline a garantire il suo supporto alla Corte, era al tempo stesso quella meno propensa ad accettare decisioni non in linea con l’opinione pubblica, mentre tra i bianchi la Corte era percepita come un’istituzione promotrice di tolleranza più che di intolleranza. Ancora nel 1998 inoltre, il 15,1% della popolazione non era neppure a conoscenza dell’esistenza della Corte costituzionale.
[32] L. Berat, The
Constitutional Court of South Africa and Jurisdictional Questions: In the
Interest of Justice?,
cit., pp. 73-74.
[33] Constitution Fourteenth Amendment
Bill, Superior Courts Bill, South Africa National Justice Training College
Draft Bill, Judicial Conduct Tribunals Bill, Judicial Service Commission Act
Amendment Bill.
[34] General Notice 2023 of 2005, Government Gazette 28334 of 14 December 2005.
[35] Fourteenth Amendment (Draft) Bill, clause 1.
[36] Ibid., clause 7(b).
[37] Cfr. supra, nota 15.
[38] Ibid., clause 10.
[39] Le proposte suscitarono immediatamente le accese reazioni tanto dei costituzionalisti quanto della magistratura, che ben presto fecero notare le non secondarie implicazioni di simili modifiche per l’effettiva indipendenza del potere giudiziario dall’esecutivo. Si vedano a tale proposito: C. Albertyn, Judicial Independence and the Constitution Fourteenth Amendment Bill, in South African Jurnal on Human Rights, Vol. 22, 2006, pp. 126-143, nel quale si discute anche dei possibili profili di incostituzionalità del Fourteenth Amendment Bill; R.W. Nugent, The Judiciary, the Courts, and the Constitution: Why so much Controversy?, discorso tenuto presso il South African Institute of Race Relations il 25 Aprile 2006, disponibile alla pagina web https://www.sairr.org.za/briefings/all-briefings/the-judiciary-the-courts-and-the-constitution-why-so-much-controversy-25th-april-2006.ics.
[40] Fourteenth Amendment (Draft) Bill, clause 2.
[41] Fourteenth Amendment (Draft) Bill,
clause 3.
[42] Fourteenth Amendment (Draft) Bill,
clause 4.
[43] C. Lewis, Reaching the Pinnacle: Principles, Policies,
and People for a Single Apex Court in South Africa, in in South African Journal on Human Rights,
Vol. 21, 2005, pp. 522-523; R.W. Nugent, The Judiciary, the Courts, and the
Constitution: Why so much Controversy?, cit.
[44] Anc 52nd National Conference 2007 Resolutions, p. 30; le risoluzioni di Polokwane sono consultabili alla pagina web https://www.anc.org.za/ancdocs/history/conf/conference52/resolutions.pdf.
[45] Ivi.
[46] Cfr. Motlanthe’s Hot Potatoes, in Mail & Guardian, 28 settembre 2008, consultabile alla pagina https://www.mg.co.za/article/2008-09-28-motlanthes-hot-potatoes. Motlanthe ha ricoperto la carica di Presidente della Repubblica Sudafricana dal 25 settembre 2008 al 9 maggio 2009, portando a termine la legislatura a seguito delle dimissioni di Mbeki.
[47] Constitution Amendment Bill: Draft, General Notice 414 of 2010, Government Gazette 33216 of 21st May
2010.
[48] Superior Courts Bill: Draft, General Notice 415 of 2010, Government Gazette 33216 of 21st May
2010.
[49] New Superior Courts Bill to be
tabled in Parliament,
5 gennaio 2011, consultabile
alla pagina web https://www.sabinetlaw.co.za/justice-and-constitution/articles/new-superior-courts-bill-be-tabled-parliament.
[50] In merito, oltre al già citato studio Defenders of Democracy? Legitimacy, Popular
Acceptance and the South African Constitutional Court, anche T.
Roux, Principle and Pragmatism on the Constitutional Court of South Africa,
pp. 6-7 e 32-34, disponibile alla
pagina web https://www.saifac.org.za/docs/2008/Principle_and_Pragmatism_icon_v2.pdf,
ora anche in International
Journal of Constitutional Law, Vol. 7, No. 1, 2009, pp. 106-138.
[51] Da ultimo, si ricorda la controversia che ha opposto il giudice John Hlope, presidente della High Court del Western Cape, ai giudici della Corte costituzionale. Questi ultimi lo hanno accusato di fronte alla Judicial Service Commission di aver effettuato forti pressioni affinché la Corte emettesse un giudizio favorevole in alcuni casi che vedevano un coinvolgimento di interessi del futuro Presidente Zuma. Per una sintesi della controversia e per alcuni spunti sulle implicazioni del suo esito, si veda H. Klug, The Constitution of South Africa. A contextual analysis, Hart Publishing, 2010, pp. 236-237.
[52] C. Lewis, Reaching the Pinnacle: Principles, Policies, and People for a Single Apex Court in South Africa, cit., pp. 510, 512-513 e 519; I.G. Farlam, One Apex Court?, discorso tenuto nell’ottobre 2008 ad una conferenza celebrativa del 120° anniversario della fondazione del South African Law Journal .
[53] I.G. Farlam, cit.
[54] Per una sintesi di tali profili di criticità, si veda C. Lewis, Reaching the Pinnacle: Principles, Policies, and People for a Single Apex Court in South Africa, cit., pp. 521-522.
[55] La grande attualità dell’argomento è testimoniata anche dallo spazio ad esso dedicato dalla stampa sudafricana. Si veda ad es., l’articolo Last Rights, in Mail&Guardian, 28 maggio 2010, consultabile alla pagina web https://www.mg.co.za/article/2010-05-28-last-rights.
[56] C. Lewis, The State of the
Judiciary, discorso tenuto presso
il South African Institute for Race Relations il 14 ottobre
2008 (https://www.politicsweb.co.za/politicsweb/view/politicsweb/en/page71619?oid=106544&sn=Detail)
. La stessa Autrice si era espressa sul ruolo riservato alla SCA in Reaching the Pinnacle: Principles, Policies,
and People for a Single Apex Court in South Africa, cit., p. 522.
[57] Si veda ad es. la già ricordata sentenza MEC for Development Planning and Local Government in Gauteng v Democratic Party and others, cit. supra sub nota 18, al par. 32.