Pasquale Costanzoà

 

Aprire “i confini degli Stati” al messaggio cristiano: il ruolo di Internet nel pensiero di Giovanni Paolo II

 

Per chi ama riflettere sul senso e la funzione delle nuove tecnologie comunicative e in particolare della “rete mondiale” Internet in quella che, con fortunata espressione, si è ormai soliti chiamare la “società dell’informazione”, una preziosa e formidabile occasione di approfondimento è senz’altro costituita dal messaggio formulato del Santo Padre in occasione della 3a giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali (12 maggio 2002).

Certo, si potrebbero ancora una volta manifestare i propri sentimenti di ammirazione per la straordinaria capacità di intuizione di questo Pontefice e soprattutto per la Sua ampia disponibilità verso il “nuovo” o meglio verso ciò che del nuovo rappresenta una positiva conquista della ricerca e dell’inventiva umana.

Ma occorre qui piuttosto considerare come, anche al di là della pur essenziale prospettiva apostolica e salvifica, siano state lucidamente colte le potenzialità del mezzo comunicativo e nel contempo le sue ambivalenze al servizio dell’uomo epperò, se non governate, anche foriere di degrado per l’umana dignità.

Di qui l’essenziale compito commesso, secondo Giovanni Paolo II, alle “autorità pubbliche” cui incombe “la responsabilità di garantire che questo strumento meraviglioso serva il bene comune e non divenga dannoso”.

Assai forte appare poi il richiamo ad un utilizzo consapevole della Rete, intesa non come un sostitutivo o un surrogato dell’esperienza personale nel seno della Chiesa, e - si potrebbe aggiungere senza distorcere il senso più generale dell’alto monito - nell’ambito del complessivo consorzio umano, ma solo come “un supplemento e un sostegno”.

Di qui la sottile diagnosi di Internet come mezzo in grado di ridefinire “in modo radicale il rapporto psicologico di una persona con lo spazio e con il tempo”, derivandone il rischio di un pericoloso straniamento dalla concreta realtà circostante.

Di qui ancora il richiamo alla particolare natura di Internet come fonte continua e quasi sterminata di informazioni ma poco incline alla trasmissione di valori, derivandone questa volta il rischio dell’assuefazione e del relativismo.

Ma con queste avvertenze, ecco messo in luce il ruolo di Internet come l’esito più cospicuo di una “rivoluzione elettronica”!

“Una rivoluzione” che, se correttamente orientata. ha in sé la promessa di grandi progressi per il mondo in via di sviluppo”.

E ciò può accadere, secondo la visione del Papa, non solo se di Internet si coltivi la visione come di un “nuovo forum” in cui la Chiesa entra armata del Vangelo di Cristo, il Principe della Pace (come non provare emozione di fronte a tale espressione se si guarda a ciò che ci circonda attualmente?), ma anche se, più laicamente, come sottolinea in maniera straordinaria lo stesso Pontefice, si impedirà che le “ineguaglianze esistenti” siano di fatto aggravate dall’approfondirsi del “divario dell’informazione e delle comunicazioni” tra le diverse parti del mondo e le diverse parti della società.

Ma aggiungere ulteriori commenti al pensiero di Giovanni Paolo II può, come sovente accade, risultare inutile e pretenzioso.

Ci basti avere avuto il privilegio di sollecitare la lettura diretta e la riflessione di tutti gli interessati su questo essenziale contributo di Sua Santità al tema della promozione dei diritti umani e della pace.



à Ordinario di Diritto costituzionale e Docente di Diritto dell’Internet nell’Università di Genova.