Sentenza n. 41

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SENTENZA N. 41

ANNO 1997

 

REPUBBLICA ITALIANA

 

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

 

LA CORTE COSTITUZIONALE

 

composta dai signori Giudici:

-         Dott. Renato GRANATA, Presidente

 

-         Prof. Giuliano VASSALLI

 

-         Prof. Francesco GUIZZI

 

-         Prof. Cesare MIRABELLI  

 

-         Prof. Fernando SANTOSUOSSO  

 

-         Avv. Massimo VARI  

 

-         Dott. Cesare RUPERTO  

 

-         Prof. Gustavo ZAGREBELSKY  

 

-         Prof. Valerio ONIDA

 

-         Prof. Carlo MEZZANOTTE  

 

-         Avv. Fernanda CONTRI

 

-         Prof. Guido NEPPI MODONA  

 

-         Prof. Piero Alberto CAPOTOSTI  

 

ha pronunciato la seguente

SENTENZA

nel giudizio di ammissibilità, ai sensi dell'articolo 2, primo comma, della legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1, della richiesta di referendum popolare per l'abrogazione del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, recante "Ordinamento giudiziario", limitatamente alle seguenti parti: articolo 16, comma 2, limitatamente alle parole: ", senza l'autorizzazione del Consiglio Superiore della Magistratura" e comma 3 ("In tal caso, possono assumere le funzioni di arbitro unico o di presidente del collegio arbitrale ed esclusivamente negli arbitrati nei quali è parte l'Amministrazione dello Stato ovvero aziende o enti pubblici, salvo quanto previsto dal capitolato generale per le opere di competenza del Ministero dei lavori pubblici, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 16 luglio 1962, n. 1063".), come sostituiti dall'articolo 14, commi 2 e 3, della legge 2 aprile 1979, n. 97", iscritto al n. 110 del registro referendum.

Vista l'ordinanza dell'11-13 dicembre 1996 con la quale l'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione ha dichiarato legittima la richiesta;

udito nella camera di consiglio del 9 gennaio 1997 il Giudice relatore Fernanda Contri;

udito l'avvocato Stefano Nespor per i presentatori Rita Bernardini e Mauro Sabatano.

Ritenuto in fatto

 

1.-- L'Ufficio centrale per il referendum, costituito presso la Corte di cassazione in applicazione della legge 25 maggio 1970, n. 352 e successive modificazioni, ha esaminato la richiesta di referendum popolare depositata il 5 gennaio 1996 da Sergio Augusto Stanzani Ghedini, Lorenzo Strik Lievers, Rita Bernardini, Mauro Sabatano e Fiorella Mancuso sul seguente quesito: "Volete voi che sia abrogato il regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, recante "Ordinamento giudiziario", limitatamente alle seguenti parti: articolo 16, comma 2, limitatamente alle parole: ", senza l'autorizzazione del Consiglio Superiore della Magistratura" e comma 3 ("In tal caso, possono assumere le funzioni di arbitro unico o di presidente del collegio arbitrale ed esclusivamente negli arbitrati nei quali è parte l'Amministrazione dello Stato ovvero aziende o enti pubblici, salvo quanto previsto dal capitolato generale per le opere di competenza del Ministero dei lavori pubblici, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 16 luglio 1962, n. 1063."), come sostituiti dall'art. 14, commi 2 e 3 della legge 2 aprile 1979, n. 97?"

Con ordinanza dell'11-13 dicembre 1996 l'Ufficio centrale, verificata la regolarità della richiesta, l'ha dichiarata legittima.

2.-- Ricevuta la comunicazione dell'ordinanza dell'Ufficio centrale, il Presidente di questa Corte ha fissato il giorno 9 gennaio 1997 per le conseguenti deliberazioni, dandone regolare comunicazione.

Il Comitato promotore del referendum ha depositato memoria a sostegno dell'ammissibilità del referendum.

3.-- Nella camera di consiglio del 9 gennaio 1997 è stato udito l'avvocato Stefano Nespor, che ha insistito per l'ammissibilità della proposta referendaria.

Considerato in diritto

 

1.-- La richiesta di referendum abrogativo, sulla cui ammissibilità questa Corte è chiamata a pronunciarsi, ha ad oggetto l'ultima parte del secondo comma dell'art. 16 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, limitatamente alle parole "senza l'autorizzazione del Consiglio Superiore della Magistratura", nonché l'intero terzo comma del medesimo articolo 16.

Il referendum si propone di abrogare le disposizioni che consentono ai magistrati, previa autorizzazione del Consiglio Superiore della Magistratura, di accettare "incarichi di qualsiasi specie" e di "assumere le funzioni di arbitro".

2.-- Il quesito è conforme ai requisiti di chiarezza e omogeneità, in quanto la richiesta di abrogazione delle disposizioni oggetto del referendum è diretta alla eliminazione di un principio unitario, da individuarsi nella attuale possibilità per i magistrati di assumere funzioni arbitrali e di accettare incarichi estranei al loro ruolo istituzionale; e ciò è immediatamente percepibile dall'elettore.

Il quesito referendario inoltre non incorre in alcuna delle ipotesi di inammissibilità sancite dall'articolo 75, secondo comma, della Costituzione, trattandosi di materia estranea al novero delle leggi tributarie o di bilancio, di amnistia o di indulto, ovvero di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali.

Non ravvisandosi poi altre ragioni di inammissibilità desumibili dall'ordinamento costituzionale, deve dichiararsi ammissibile la indicata richiesta di referendum.

PER QUESTI MOTIVI

LA CORTE COSTITUZIONALE

dichiara ammissibile la richiesta di referendum popolare per l'abrogazione del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, recante "Ordinamento giudiziario", limitatamente alle seguenti parti: articolo 16, comma 2, limitatamente alle parole: ", senza l'autorizzazione del Consiglio Superiore della Magistratura", e comma 3 ("In tal caso, possono assumere le funzioni di arbitro unico o di presidente del collegio arbitrale ed esclusivamente negli arbitrati nei quali è parte l'Amministrazione dello Stato ovvero aziende o enti pubblici, salvo quanto previsto dal capitolato generale per le opere di competenza del Ministero dei lavori pubblici, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 16 luglio 1962, n. 1063."), come sostituiti dall'articolo 14, commi 2 e 3, della legge 2 aprile 1979, n. 97; richiesta dichiarata legittima, con ordinanza dell'11-13 dicembre 1996, dall'Ufficio centrale per il referendum costituito presso la Corte di cassazione.

Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 30 gennaio 1997.

Renato GRANATA, Presidente

Fernanda CONTRI, Redattore

Depositata in cancelleria il 10 febbraio 1997.