Ordinanza n. 148 del 1990

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ORDINANZA N.148

ANNO 1990

 

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE COSTITUZIONALE

composta dai signori Giudici:

Dott. Francesco SAJA, Presidente

Prof. Giovanni CONSO

Prof. Ettore GALLO

Dott. Aldo CORASANITI

Prof. Giuseppe BORZELLINO

Dott. Francesco GRECO

Prof. Renato DELL'ANDRO

Prof. Gabriele PESCATORE

Avv. Ugo SPAGNOLI

Prof. Francesco Paolo CASAVOLA

Prof. Antonio BALDASSARRE

Prof. Vincenzo CAIANIELLO

Avv. Mauro FERRI

Prof. Luigi MENGONI

Prof. Enzo CHELI

ha pronunciato la seguente

ORDINANZA

nei giudizi riuniti di legittimità costituzionale dell'art. 21, secondo comma, della legge 31 maggio 1975, n. 191 (Nuove norme per il servizio di leva), promossi con le seguenti ordinanze:

1) ordinanza emessa il 24 maggio 1989 dal T.A.R. della Sicilia sul ricorso proposto da Bono Antonino contro il Ministero della difesa Distretto militare di Palermo, iscritta al n. 585 del registro ordinanze 1989 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 49, prima serie speciale, dell'anno 1989;

2) ordinanza emessa il 4 luglio 1989 dal T.A.R. della Sicilia sul ricorso proposto da Scozzari Giuseppe contro il Ministero della difesa - Distretto militare di Palermo, iscritta al n. 586 del registro ordinanze 1989 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 49, prima serie speciale, dell'anno 1989.

Visti gli atti di intervento del Presidente del Consiglio dei ministri;

udito nella camera di consiglio del 21 febbraio 1990 il Giudice relatore Mauro Ferri.

Ritenuto che il T.A.R. della Sicilia, nel corso dei procedimenti promossi da Bono Antonino e Scozzari Giuseppe, ha sollevato, con due ordinanze sostanzialmente identiche emesse il 24 maggio e il 4 luglio 1989, questione di legittimità costituzionale -in riferimento agli artt. 3, 23, 52 e 97, primo comma, della Costituzione-dell'art. 21, secondo comma, della legge 31 maggio 1975, n. 191 (Nuove norme per il servizio di leva), <nella parte in cui non prevede che il termine per la chiamata alle armi ivi disposto, per gli arruolati dell'Esercito e dell'Aeronautica, sia perentorio>;

che ad avviso dei giudici remittenti la norma censurata (secondo cui <cessato il titolo al ritardo, coloro che ne fruivano sono tenuti a prestare il servizio militare con il primo scaglione o contingente chiamato alle armi se dell'Esercito o dell'Aeronautica>), configurando-secondo l'interpretazione fornita dal Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana - solamente un obbligo per gli arruolati e non anche un termine perentorio per l'Amministrazione, violerebbe gli artt. 23 e 52 della Costituzione perchè impone una prestazione personale senza l'indicazione dei limiti temporali, in materia coperta da riserva di legge; l'art. 3 per disparità di trattamento degli arruolati ritardatari dell'Esercito e dell'Aeronautica rispetto a quelli della Marina e in genere agli arruolati che non usufruiscono del rinvio; l'art. 97 per lesione del principio del buon andamento della pubblica amministrazione;

che il Presidente del Consiglio dei ministri, intervenuto in entrambi i giudizi, conclude per l'infondatezza della questione.

Considerato che i giudizi, concernendo identica questione, vanno riuniti e decisi congiuntamente;

che la norma censurata è già stata dichiarata, con sentenza n.41 del 1990, costituzionalmente illegittima <nella parte in cui non prevede che la chiamata alle armi di chi ha fruito del ritardo del servizio militare sia disposta non oltre il termine di un anno dalla data di cessazione del titolo al ritardo medesimo>;

che, pertanto, la presente questione va dichiarata manifestamente inammissibile.

Visti gli artt. 26, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n.87, e 9, secondo comma, della norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale.

PER QUESTI MOTIVI

LA CORTE COSTITUZIONALE

riuniti i giudizi,

dichiara la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell'art. 21, secondo comma, della legge 31 maggio 1975, n. 191 (Nuove norme per il servizio di leva)-sollevata, in riferimento agli artt. 3, 23, 52 e 97 della Costituzione dal T.A.R. della Sicilia con le ordinanze in epigrafe -, già dichiarato illegittimo con la sentenza n. 41 del 1990 <nella parte in cui non prevede che la chiamata alle armi di chi ha fruito del ritardo del servizio militare sia disposta non oltre il termine di un anno dalla data di cessazione del titolo al ritardo medesimo>.

Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 07/03/90.

Francesco SAJA, PRESIDENTE

Mauro FERRI, REDATTORE

Depositata in cancelleria il 26/03/90.